dal sito: Centro Salute Globale della Regione Toscana
http://www.centrosaluteglobale.eu/progetto-vita-in-repubblica-democratica-del-congo/
L’agglomerato di Kinta è un villaggio africano situato sulla grande pianura di Bateke, l’immenso altopiano (patrimonio dell’Unesco) che si estende tra il Gabon e la Repubblica Democratica del Congo.
Per raggiungerlo è necessario percorrere per circa 150 Km la RN1, asfaltata, sino a Mbankana e da una pista sterrata per circa 30 km con un tempo medio di percorrenza in condizioni ottimali di circa 2 ore, che possono diventare 4 o più durante il periodo delle piogge.
L’agglomerato ha un’estensione di oltre 10.000 ettari e comprende 20 villaggi con 900 famiglie e una popolazione sti-mata di circa 6.000 persone.
La Fondazione Pediatrica di Kimbondo (FPK) ha attivo in quest’area un grande progetto di sviluppo agricolo e sociale che si sta realizzando grazie anche alla cooperazione decentrata italiana. Attualmente sono coltivati circa 200 ettari per produrre manioca, frutta e palme. Questa attività, oltre ad essere un sostentamento per la Pediatria, vuole rappresentare una prospettiva di lavoro per gli abitanti di Kinta e per i giovani orfani accolti nelle strutture della Pediatria.
Nell’area di Kinta la FPK ha realizzato una scuola, ma c’era la necessità di potenziare il precario presidio sanitario rappresentato da un Dispensario – denominato “Dispensaire Mama Coco “- dal nome con cui i congolesi continuano a chiamare la compianta Prof. Laura Perna, Fondatrice della Pediatria di Kimbondo, peraltro non dotato né di acqua né di corrente elettrica e quindi praticamente non funzionante.
Il progetto, il cui capofila è la Onlus “Un Mondo di Amici” ed è cofinanziato dalla cooperazione sanitaria internazionale della Regione Toscana – ha previsto due fasi:
• Una prima fase, conclusa nel novembre 2017, in cui è stata portata l’acqua ed è stato realizzato l’impianto elettrico a servizio del Dispensario attraverso un impianto fotovoltaico a servizio del Polo Agricolo realizzato dalla Onlus Oikos di Udine.
• Una seconda fase – conclusa nel novembre del 2019 – che ha visto la realizzazione di un acquedotto, della lunghezza di circa 1800 metri e con un dislivello di oltre 50 metri, superato grazie ad una pompa solare, che ha consentito di addurre l’acqua dalla sorgente direttamente al villaggio, che ne risultava completamente sprovvisto.
Infine per sopperire, almeno in parte, alle esigenze sanitarie di base, il Progetto è stato completato con l’acquisto di:
• Un’ incubatrice portatile con servocontrollo della temperatura corporea e dell’umidità ambientale;
• Un ossimetro per il controllo della concentrazione di O2;
• Un mezzo di trasporto idoneo a garantire una buona mobilità in quel territorio;